domenica 5 febbraio 2012

Il Biondo Tevere


Fin dalla sua nascita, il Tevere è stato l'anima di Roma, e il fatto che la città gli debba la propria stessa esistenza è descritto già dalla prima scena della leggenda di fondazione, con Romolo e Remo nella cesta. Molte le ipotesi sull’origine del nome: da "Albula", in riferimento al colore chiaro delle sue acque che in realtà erano bionde; a “Rumor” di origine etrusca, da molti collegato al nome di Roma. Il nome attuale, invece, deriverebbe, secondo la tradizione, dal re latino Tiberino, che vi si sarebbe annegato. Nelle acque di un fiume così antico si riflettono infatti alcune delle vicende più salienti della storia della romanità e dell’umanità. Il fiume fu utilizzato per molti secoli come via di comunicazione adatta al trasporto di merci e prodotti attraverso un sistema navigabile capillare che penetrava nella regione anche attraverso gli affluenti. Il fiume oltre ad essere dotato di una serie di porti commerciali era anche un motivo di svago e di divertimento per i cittadini di Roma: lungo le sue rive infatti sorgevano anche dei veri e propri stabilimenti dove i Romani si recavano per bagnarsi nel fiume. Goethe in un suo scritto accenna proprio ai suoi bagni serali nelle acque del Tevere. Prima il fiume scorreva libero per la città e i romani avevano con le sue “bionde” acque un rapporto quotidiano. Oggi, però, appare diverso, sia per la perdita di limpidità e chiarezza delle sue acque, che per la costruzione dei muraglioni avvenuta alla fine del XIX sec. per risolvere il problema delle inondazioni periodiche (una delle quali alla fine del 1500 causò tremila morti). Tra le tradizioni sopravvissute fin qui, la più spettacolare è senza dubbio quella del tuffo dal Ponte Cavour il 1° gennaio di ogni anno.

Nessun commento:

Posta un commento