martedì 17 maggio 2011

Il Dialetto “Romanesco”


Ma nun c'è lingua come la romana
Pe dì una cosa co ttanto divario
Che ppare un magazzino de dogana.
G.G. Belli

Il dialetto romano (o romanesco) è la vecchia lingua di poeti illustri come il Belli e il Trilussa, è una lingua popolare, ricca di intercalari e modi di dire, è recupero ed espressioni delle radici e dell'identità propri di ogni regione, di ogni popolo. Il dialetto romano può essere considerato più una "parlata" che un dialetto vero e proprio, dato che la grammatica non si distacca molto da quella italiana, infatti, in generale, una frase in romanesco è sempre comprensibile ad un parlante italiano, diversamente da quanto accade per i dialetti laziali che richiedono una certa pratica e attenzione per essere capiti dai non-nativi. Spiegazione a ciò è data proprio dalle origini differenti del romanesco e del resto degli idiomi laziali: infatti, l’uno affonda le proprie radici nel Toscano, importato a Roma a partire dal seicento e progressivamente sovrappostosi all'originale parlata di tipo laziale, mentre, gli altri, sono nati perlopiù nel medioevo dall' evoluzione e dalla mescolanza delle parlate latine volgari. Il Romanesco è rimasto confinato all'area della città di Roma fino a tutto l' ottocento, mentre solo nel novecento, con la crescita della capitale e dei trasporti, si è iniziato a diffondere nelle aree della provincia romana, fino a raggiungere nel secondo dopoguerra paesi e città delle province limitrofe di Frosinone, Rieti e Viterbo. Il dialetto romanesco vero e proprio, è quindi originario esclusivamente della città di Roma, in quanto, nell’area appena circostante (Velletri, Fiumicino, Frascati), la parlata autoctona cambia radicalmente, e il romano lascia il posto alle parlate laziali. I parlanti di queste zone un tempo venivano infatti chiamati in modo dispregiativo “burini” dagli abitanti della città. Attualmente il romanesco vero, quello del Belli e di Trilussa, sta scomparendo e viene sostituito col tempo da un linguaggio più volgare che viene talvolta definito romanaccio. Al dialetto originario fa ancora ricorso la saggezza popolare per la formulazione dei proverbi e i romani nella formulazione dei modi di dire più famosi e conosciuti, come l’abusato “aó” che si usa per richiamare l’attenzione verso di sé prima di parlare e l’ altra parola tipicamente romana, "'mbè", un'interrogativa che ha il significato di "allora?", "quindi?".

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