Le carrozze trainate da cavalli, a Roma dette 'botticelle', non nacquero come un mezzo di trasporto per i turisti, bensì per le botti (da cui il nome botticelle), in tempi in cui non esisteva ancora l'automobile.
Nella prima metà del Cinquecento, le “carrozzelle” erano molte tanto che creavano problemi di traffico.A Roma gli abitanti non le amavano molto, in quanto erano ingombranti, pericolose e facevano un grande rumore sul selciato. La protesta fu tale che Sisto V impose dei limiti alla loro circolazione.
Con il tempo e con i nuovi modelli, le carrozze
divennero più sicure e facili da guidare.
Il vetturino, quasi sempre, era proprietario della carrozza e del cavallo che curava premurosamente. Egli accompagnava gli sposi in chiesa, sfidava le avverse situazioni atmosferiche per accompagnare il medico nei posti più isolati della campagna.
Il vetturino, quasi sempre, era proprietario della carrozza e del cavallo che curava premurosamente. Egli accompagnava gli sposi in chiesa, sfidava le avverse situazioni atmosferiche per accompagnare il medico nei posti più isolati della campagna.
Oggi, le circa tremila carrozzelle della Roma
di una volta, non ci sono più, le poche rimaste sono eleganti carrozze dipinte
di rosso, blu e giallo; il lavoro del vetturino è quello di accompagnare i
turisti spiegando, durante il percorso, le bellezze artistiche della Città
Eterna, con la sua magnifica fontana di Trevi, il Colosseo, la scalinata di
Trinità dei Monti e tanto altro ancora.
Il cavallo da carrozza deve avere una grande
resistenza a causa del duro lavoro che deve svolgere: soste sotto il sole
infuocato dell’estate, sotto la pioggia ed il vento, riposi irregolari.
Ma il lavoro del vetturino con la sua
carrozzella ed il cavallo, anche se ha ancora il suo fascino antico, è un
mestiere difficile da mantenere vivo a causa degli spazi che continuano a
restringersi, ed al traffico diventato troppo intenso.
Per ricordare le carrozzelle romane ecco una
strofa della canzone “Carrozzella Romana”:
“…quanti ricordi cari di gioventù, fai
ritornare in mente passando tu; tra il sorriso dei colli, del Pincio e di Villa
Borghese, delle antiche fontane, di chiese di borghi e di fior; carrozzella
romana che porti chi è senza pretese, sei la reggia più bella dei sogni fugaci
d’amor…”
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