mercoledì 7 ottobre 2015

Le ottobrate romane- i fuori porta da Testaccio a Marino


A Testaccio ci si andava molto volentieri, sia in carrozza che a piedi. Così attesta Giggi Zanazzo, scrittore e storico della cultura romanesca che, nei suoi scritti in dialetto, offre ai lettori preziosi documenti sulle tradizionali ottobrate romane, le feste che chiudevano la vendemmia. Le scampagnate "fori porta", quelle gite di domenica o di giovedì tanto amate dai romani fino al XX secolo, vedevano come mète preferite Testaccio, San Giovanni, Porta Pia, San Paolo, Monteverde e Monte Mario, zone in cui nella prima metà dell'Ottocento vi erano coltivazioni di orti e vigne con punti di ristoro e svago.
Le feste coinvolgevano il popolo ma non solo: anche i nobili, molto spesso, si ritrovavano a condividere la più sfrenata allegria con l'unico obbligo, scherzoso, di vestire in modo ricercato con ornamenti di piume e fiori. Testimonianza di tali usi e costumi sono le numerose stampe, illustrazioni e incisioni dell'epoca che ci riportano nella Roma allegra, alimentata dalla voglia di vivere, dal buon vino e dal cibo in gran quantità a base di gnocchi, gallinacci, trippa e abbacchio. Queste giornate venivano scandite da numerosi giochi, come la ruzzola, l'altalena, la cuccagna, le bocce, intervallati da momenti di canto e ballo al ritmo degli stornelli e al suono di tamburelle, chitarre e nacchere. Il ballo prediletto era il cosiddetto "saltarello", accompagnato da un ritornello che ravvivava il clima della festa e risuonava lungo tutta la giornata dei domenicali fino al rientro in città, più chiassoso della partenza per gli effetti del vino.
Questa usanza sopravvisse fino ai primi anni del Novecento ma, ancora oggi, il termine "ottobrata" viene usato per indicare il bel tempo che, nel mese corrente, concede le scampagnate nel giorno di riposo, dedicato al relax e alla condivisione di momenti conviviali.
E se per evitare il traffico cittadino i domenicali tutti, o quasi, scelgono oggi, come mèta preferita, una località dei Castelli Romani, ecco che lo svago del "fuori porta" si trasforma in lunga fila di macchine sulla via Appia per raggiungere Marino, Ariccia, Castel Gandolfo e Rocca di Papa dove non mancano le più famose e tradizionali sagre. Tra le più frequentate e da non perdere quella dell'uva, la grande Festa del Vino dei Castelli, in programma a Marino la prima settimana di ottobre. L'evento vanta una tradizione d'eccellenza: fu istituito per volere del poeta Leone Ciprelli nel 1925 e festeggerà quest'anno i suoi 91 anni. Cultura e divertimento assicurati, cortei e rievocazioni storiche per intrattenere visitatori e turisti da tutto il mondo che si recano in questo piccolo comune alla scoperta di una rassegna carica di folclorismo. Il momento più atteso è il Miracolo delle Fontane, da cui sgorgheranno litri e litri di vino da assaggiare e assaporare gratuitamente per brindare al periodo della vendemmia appena concluso.

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