martedì 26 febbraio 2013

Un safari nella città



Roma, oltre al Bioparco, ha uno zoo a cielo aperto, importante e curioso, visitabile da ogni romano o turista a passeggio per le vie del centro. Gli animali e le loro storie si nascondono infatti nei nomi di piazze e vie, nelle decorazioni di originali fontane, in statue poste nei luoghi più improbabili. Iniziamo questo "Safari" urbano alla ricerca degli animali più particolari. Vicino palazzo Venezia, in via della Gatta, chiamata così poiché, proprio sul primo cornicione all'angolo di palazzo Grazioli, si trova la statua di un felino egizio proveniente dal tempio dedicato alla dea Iside, che sorgeva in Campo Marzio. La leggenda racconta che nella direzione in cui guarda la gatta dovrebbe essere sepolto un tesoro, ancora mai trovato.
Continuiamo la passeggiata e arriviamo in piazza della Minerva dove, al centro, troneggia un elefantino che sorregge un obelisco. I romani lo chiamano ancora il "pulcin della Minerva". La piazza prende il nome dall'antico tempio dedicato alla dea, e nel 1667 papa Alessandro VII commissionò il progetto della statua a Gian Lorenzo Bernini. In realtà l'artista, per celebrare la grandezza del committente, scelse un animale tanto imponente quanto "esotico". Ai romani, che avevano solamente una vaga idea di come fosse fatto un elefante, la statua sembrò piuttosto un "porcin", un piccolo porco, soprannome che col tempo si è addolcito in "pulcin" ed è rimasto nella tradizione popolare chiamato familiarmente il Pulcin della Minerva. Lasciato l'elefantino ci dirigiamo verso la chiesa di San Luigi dei Francesi, qui sulla facciata troviamo due salamandre che eruttano fiamme. Secondo una leggenda asiatica la salamandra alimenta il fuoco benefico mentre spegne quello nocivo. Poco distante in piazza Sant' Eustachio, in cima alla facciata dell'omonima chiesa è collocata una testa di cervo con una croce tra le corna: questa fa riferimento alla visione a cui avrebbe assistito Sant' Eustachio durante una battuta di caccia e che fu all'origine della sua conversione al cristianesimo. Raggiungiamo piazza Barberini, all'incrocio con via Veneto troviamo tre api sormontate da una grande conchiglia: è una fontana progettata da Bernini nel 1644 e restaurata nel 2000. Infine ci dirigiamo a piazza Mattei dove ci troviamo di fronte la splendida fontana delle Tartarughe realizzata verso la fine del 1500 su progetto di Giacomo della Porta. La leggenda racconta che il duca Mattei volle dimostrare al padre della sua amata di essere un uomo potente, contrariamente a quanto questi ritenesse, facendo erigere la meravigliosa fontana davanti alle sue finestre nell'arco di una sola notte. Le tartarughe, a grandezza naturale, furono aggiunte successivamente, nel 1658, probabilmente da Bernini, e sono state più volte rubate, ma sempre recuperate e rimesse al loro posto. Quando nel 1981, fu nuovamente rubata una tartaruga si decise di sostituirle con delle copie, mentre le tre superstiti originali sono conservate nei Musei Capitolini.

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