giovedì 14 febbraio 2013



Sguardo sornione e sorriso beffardo. Tratti tipici di uno dei simboli del cinema italiano, perché chiamarlo solo attore o regista sarebbe riduttivo. Alberto Sordi ce lo ricordiamo così, con la sua ironia e la sua irriverenza, con l'allegria delle sue battute e con le frasi celebri dei personaggi che ha portato sul grande schermo come il giovane Nando Meliconi che sognava l'America o il cinico e gaudente Marchese Onofrio del Grillo nella Roma papalina, a dieci anni dalla scomparsa avvenuta il 25 febbraio del 2003 nella sua residenza di piazza Numa Pompilio. Una mostra al Vittoriano ne vuole celebrare la grandezza, mettendo sotto la lente d'ingrandimento tutta la romanità di Albertone. Sordi aveva un rapporto unico con Roma, quasi viscerale. Un legame profondo nato a Trastevere, quando venne alla luce il 15 giugno del 1920 a via San Cosimato, e che lo ha accompagnato per tutta la vita tanto da diventare Sindaco per un giorno in occasione dell'ottantesimo compleanno.
Saranno le immagini di Enrico Appetito, fotografo di scena della maggior parte dei suoi film, le sceneggiature, i video, le canzoni e molti materiali per lo più inediti, provenienti da casa Sordi e dagli archivi privati di Sordi stesso, a raccontare l'amore dell'artista per la sua città natale. Amore che non ha risparmiato critiche, come quelle che si leggono in alcuni degli articoli esposti che lui stesso scrisse sul Messaggero tra il 1988 e il 2002, riguardanti alcuni aspetti della vita quotidiana in città.
Roma è stata il set di gran parte dei suoi duecento film davanti e dietro la macchina da presa - tra quelli più amati dal pubblico, "Lo sceicco bianco" (1952) e "I vitelloni" (1953) di Federico Fellini, "Un giorno in pretura" (1953) e "Un americano a Roma" (1954) di Steno, "Il vigile" (1960) di Luigi Zampa, "Il Marchese del Grillo" (1981) di Mario Monicelli, "Il tassinaro" (1983) e "Nestore, l'ultima corsa" (1994) diretti da lui - e delle sue vicende personali, intense ed emozionanti come un romanzo.
L'esposizione è un omaggio doveroso della città a colui che meglio di altri ha saputo interpretare la commedia, incarnando vizi e virtù degli italiani, in una lunga vita professionale costellata dall'apprezzamento del pubblico e da prestigiosi riconoscimenti internazionali (tre Nastri d'Argento, sette David di Donatello, due Grolle d'Oro, un Golden Globe, un Orso d'Oro a Berlino e un Leone d'Oro a Venezia alla carriera). Curata da Gloria Satta, Vincenzo Mollica e Alessandro Nicosia, in collaborazione con Tiziana Appetito, e promossa da Roma Capitale, l'esposizione sarà visitabile fino al 31 marzo.
Dal 15 febbraio al 31 marzo
Complesso Monumentale del Vittoriano
Sala Zanardelli
Via di San Pietro in Carcere
Informazioni: 06 6780664

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