giovedì 19 novembre 2015

Vaticantreno, si parte: viaggio inedito ogni sabato mattina


È un viaggio inedito quello che si può compiere ogni sabato mattina partendo dalla stazione vaticana di San Pietro. Perché è la prima volta nella storia che la stazione del papa viene aperta al pubblico, così come la residenza estiva dei pontefici a Castel Gandolfo, dove il trenino è diretto. È stato papa Francesco a decidere l’apertura: «Io a Castel Gandolfo non vado, perché ho troppe cose da fare a Roma. Ma non voglio che queste ricchezze, queste bellezze, restino chiuse». E le richieste per la visita sono arrivate ancor prima del viaggio inaugurale avvenuto la scorsa settimana e, data l’eccezionalità dell’evento, su un vecchio trenino a vapore. I 280 posti a sedere sul convoglio moderno messo a disposizione dalle Ferrovie dello Stato per i viaggi dei turisti sono andati subito esauriti per le prime tre settimane. Con un biglietto unico di 40 euro si potranno visitare anche i Musei Vaticani e la Cappella Sistina (sono previste riduzioni per famiglie; si può consultare l’intero ventaglio delle offerte sul sito www.museivaticani.va).
Il palazzo apostolico e i viali bordati di rose
Il percorso nelle ville pontificie comincia dal palazzo apostolico di Castel Gandolfo, che sorge esattamente dove un tempo si trovava la città di Albalonga, leggendaria per aver dato i natali a Romolo e Remo, fondatori di Roma. L’edificio, che fu costruito intorno all’anno Mille dalla famiglia genovese dei Gandolfi, divenne patrimonio della Chiesa nel 1607, e una ventina di anni dopo Urbano VIII Barberini fu il primo a trascorrervi le vacanze. Si trovò talmente bene da decretare che le villeggiature papali dovessero svolgersi per sempre qui. Ora i sette grandi ambienti del primo piano del palazzo sono stati allestiti a museo, con i ritratti dei 51 papi che si sono succeduti negli ultimi cinquecento anni, da Giulio II della Rovere a Francesco Bergoglio, dipinto con semplice veste bianca e scarponcini neri, sformati e consunti. Sono invece in seta e ricami d’oro le pantofole e le vesti cerimoniali dei papi del passato, esposte tra i ritratti accanto a sontuosi reperti come sedie gestatorie, troni, scrittoi, manichini che riproducono, con abiti d’epoca, i vari personaggi della corte pontificia, oggi abolita. Li ha ritrovati, dispersi qua e là nei depositi vaticani, il curatore dell’allestimento, Sandro Barbagallo, sottraendoli alla polvere.

La berlina parcheggiata
In questa prima tappa dell’itinerario ci sono ancora due sorprese: l’ampio terrazzo che si affaccia sul lago e il balconcino dove i papi recitano la preghiera dell’Angelus quando sono in villeggiatura. In cortile è parcheggiata la berlina utilizzata da Giovanni Paolo II per muoversi tra le ville pontificie. I turisti saranno invece trasportati con i pullman e dai finestrini potranno ammirare i 55 ettari adagiati sul fianco della collina, tenuti in parte a giardino, in parte a bosco, in gran parte coltivati per rifornire la mensa del papa e delle alte gerarchie vaticane. Ogni mattina all’alba da qui parte un furgoncino con verdure, uova, latticini diretto alla dispensa delle cucine della Casa di Santa Marta e all’Annona del Vaticano, dove i prodotti eccedenti vengono venduti al pubblico. Si attraversano lentamente i viali bordati di rose, i pergolati ricoperti di viti e grappoli d’uva, i maestosi giardini all’italiana di villa Barberini. Si intravedono fontane e scalinate che si inerpicano tra la vegetazione verso la cima del colle, dove ci sono ancora i resti del teatro di Domiziano.

Le stalle e i pini «pettinati»
Si costeggiano le stalle con le mucche pezzate bianche e nere placidamente distese nell’erba a ruminare. I pollai con galline, tacchini e conigli che saltellano liberi in mezzo ai prati. Gli alveari annidati nei punti più riparati dal vento. I campi coltivati come cent’anni fa, con gli uliveti che si alternano a piccole vigne, i terrazzamenti e gli orti, i susini e i ciliegi piantati sull’orlo dei greppi perché vogliono un terreno drenato e inoltre non rubano spazio a colture più indispensabili. E poi ci sono i cipressi, alti, appuntiti, con la chioma così liscia che sembra fatta di velluto. I giardinieri li pettinano tre volte all’anno, nel verso dei rami, dal basso verso l’alto.

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